A cura dell’Arch. Cremonini Letizia
Il presente articolo è stato pubblicato il giorno 30 settembre 2019 sull’Almanacco della Scienza del CNR al link: http://www.almanacco.cnr.it/reader/cw_usr_view_articolo.html?id_articolo=9526&giornale=9490
Si presenta di seguito una versione più estesa.
Sabato 21 settembre 2019 è stato presentato al MAXXI di Roma l’ultimo Rapporto Nazionale sul Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, nell’ambito dell’iniziativa “Abitare la scienza. Per un futuro più sostenibile” in collaborazione con Scienzainsieme.
Si apre così la Settimana Europea dei Ricercatori che ha l’obiettivo primario di far conoscere ai cittadini i temi che occupano le menti dei nostri ricercatori nei rispettivi Enti a livello nazionale, coinvolgendoli direttamente. A introdurre il nuovo Rapporto erano presenti il Presidente di ISPRA e SNPA Stefano Laporta, il Direttore Generale di ISPRA Alessandro Bratti, il curatore del Rapporto ISPRA Michele Munafò, il vice direttore di La Repubblica Sergio Rizzo, il Direttore Generale di ARPAE Giuseppe Bortone, il fotografo Angelo Antolino e il Sottosegretario di Stato al ministero dell’Ambiente Roberto Morassut.
I dati presenti nel Rapporto sono aggiornati al 2018 e vanno dalla scala nazionale a quella comunale, e grazie alla collaborazione fra i vari Enti che compongono il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ISPRA, le Agenzie per la protezione dell’Ambiente, le Province Autonome) e alle nuove tecnologie (software, strumenti), ci riportano informazioni molto accurate. L’accuratezza del dettaglio è sempre un vantaggio per chi vuol sentire. Pur se quanto mostra non racconta quanto vorremmo, rimane comunque una base concreta da cui partire. Il problema è che siamo partiti da anni ormai (come peraltro ampiamente documentato nelle edizioni precedenti del rapporto) e non sembra che si voglia sfruttare appieno i contenuti preziosi di questo contributo elefantiaco. Fatta eccezione per la città di Torino che ha di fatto invertito la rotta (nel 2018 ha recuperato sette ettari di territorio), le notizie per il resto del Bel Paese non sono buone. Il consumo di suolo avanza ininterrotto in un’Italia con dinamiche paesaggistiche ed ecosistemiche molto fragili, soprattutto nelle zone periurbane delle nostre città. Emerge un aumento del costruito e del suolo impermeabilizzato a scapito delle aree naturali / agricole e della frammentazione delle reti ecosistemiche che le collegano. Approfondendo il concetto di frammentazione, il rapporto ci consente di comprendere appieno la differenza fra consumo quantitativo e consumo qualitativo di suolo, introducendo il concetto di aree di impatto potenziale del consumo di suolo, cioè quelle aree che hanno risentito della detrazione di suolo rispetto a un’area con una valenza ecologica che è stata soggetta direttamente a degrado. Nella valutazione non vanno considerati solo ed esclusivamente gli effetti diretti sull’ecosistema, ma che quelli indiretti che comprendono la perdita di biodiversità e servizi ecosistemici. Ne consegue che le superfici potenzialmente interessate dal degrado sono molto più ampie, con dei buffer che vanno dai 60 m / 100 m fino ai 200 m dall’area effettivamente sottratta, rispettivamente fino al 42% / 55% e 75% in più. La decentralizzazione urbana (sprawl) è un fenomeno ancora in essere, contestualmente alla densificazione/impermeabilizzazione delle nostre città con la conseguente perdita delle superfici naturali e dei rispettivi servizi ecosistemici, che, ricordiamoci, ad oggi sono il principale strumento operativo per garantire la resilienza delle nostre città ai fenomeni climatici a cui sono soggette. Le aree verdi divengono elementi di prevenzione per migliorare la salute dei cittadini rispetto all’inquinamento dell’aria, all’isola di calore urbana sommata alle ondate di calore, ma anche per lo stoccaggio delle acque e la gestione delle precipitazioni estreme. Va detto che a livello di pianificazione dovrebbero essere equamente distribuite, e in questo senso c’è molto da fare.
Anche la Regione Emilia Romagna, nonostante la Nuova Legge n°24/2017, gli obiettivi di consumo di suolo a saldo zero entro il 2050, e la concessione a ciascun Comune di una quota del 3% di possibilità di urbanizzazione, ha incrementato il consumo di suolo di 381 ettari rispetto all’anno scorso. Il problema, secondo Bortone, è governare la fase di transizione, innescare questi percorsi non è mai facile, una strada potrebbe essere utilizzare gli strumenti che già esistono a livello normativo, come le Valutazioni ambientali strategiche che sono utili per mettere a confronto scenari futuri, affiancandoli a strumenti che definiscano la qualità degli interventi ipotizzati.
Mourassut sottolinea che accanto all’edilizia (intesa come patrimonio costruito) contribuiscono al consumo di suolo anche le dotazioni territoriali. Evidenzia un modello di sviluppo delle città che guarda troppo ancora alla dissipazione delle risorse e all’espansione piuttosto che alla effettiva rigenerazione e ottimizzazione delle stesse, che vorrebbe un approccio integrato applicato a tutto il territorio.
Antolino, studioso di storia dell’arte, di questo Bel Paese che tutti ci invidiano, nelle sue foto restituisce un’Italia che aveva l’emergenza di mostrarci. Un’Italia banalizzata nelle sue periferie dalla cementificazione, i paesaggi costieri erosi. I suoi soggetti non sono i cosidetti ecomostri, sono semplicemente i luoghi che attraversiamo quotidianamente, come i centri commerciali, le strade, e quello che sconcerta, osservandoli, è la mancanza di identità di questi luoghi. Apre il suo intervento con una nota triste, forse più un quesito che lascia i presenti sospesi per la semplicità del concetto. Dopo aver sentito gli interventi precedenti lo rattrista il fatto che per fermare il consumo di suolo e i modelli che stiamo applicando non ci basta sapere che se continuiamo così non avremo probabilmente di che mangiare.. No, non ci basta! Per muoverci diversamente dobbiamo monetizzare quello che abbiamo perso e stiamo perdendo.. e quello che perderemo, come se tutto avesse valore solo se tradotto in denaro..
Questo Rapporto ci offre la possibilità di guardare con nuova luce la valenza paesaggistica, composta da una componente economica così come da quella estetica, facendo emergere la parte più funzionale per gli ecosistemi e per noi. Diviene quindi un servizio pubblico ambientale per il nostro Bel paese che può supportare le politiche di pianificazione ed economiche del paese.
ISPRA, instancabile nella diffusione delle informazioni rilevate dai dati che raccoglie annualmente, fa sapere che oggi, venerdì 27 settembre, aprirà le porte dei propri laboratori ai cittadini. Munafò informa che stanno istituendo un tavolo di lavoro a livello nazionale con tutte le Regioni con l’obiettivo di istituire degli osservatori regionali preposti a conferire relativamente al consumo di suolo e alle dinamiche territoriali. A questi osservatori, una volta istituiti, conferiranno tutti i Comuni, le istituzioni e gli Enti demandati dei sistemi e dei settori correlati, sia parti scientifiche che gli enti di gestione, così da unificare i dati rispetto alla legislazione e alle direttive in merito al consumo di suolo, della tutela dei nostri paesaggi e dei rispettivi servizi ecosistemici. Il tutto darà un quadro sempre più chiaro dello stato del nostro paese. Rimane in gioco la volontà di utilizzarlo, nel frattempo attendiamo ancora una Legge nazionale sul consumo di suolo.